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Il
prezzo della libertà Cosa dobbiamo agli inglesi A
una manciata di giorni del referendum in Inghilterra vorremmo mostrare la
flemma del professor Prodi, per il quale, l’uscita della Gran Bretagna
dall’Ue sarebbe sostanzialmente un problema di immagine. In verità siamo più
propensi a credere che abbia ragione il premio Nobel scozzese Angus Deaton
che paventa l’effetto domino, Dopo la Gran Bretagna ecco che anche i Paesi
del Nord, quelli scandinavi in particolare potrebbero essere tentati di
seguirla. Deaton parla esplicitamente di “un rovinoso salto indietro fino
agli anni ’30 del Novecento, quelli che hanno preceduto l’avvento di Hitler e
la Seconda Guerra Mondiale”, il mondo è cambiato rispetto ad allora, per
carità, ma ecco che si annullerebbe in un colpo solo, uno sforzo lungo
settant’anni e proclamato il suo fallimento. Quali energie potremmo mettere a
disposizione e che tipo di percorso dovremmo compiere in queste condizioni?
E’ facile dire basta con l’Europa, no all’euro. Poi bisogna capire quali
forze e quali progetti pensiamo di poter approntare. Chiudiamo con l’Europa e
per lo meno si ritorna al 1930 e se mai si affermasse un personaggio come
Donald Trump alla Casa Bianca, non avremmo nemmeno il sostegno americano su
cui contare. La vecchia Europa, separata dall’Atlantico, assediata nel
Mediterraneo, sembra una fortezza fragile grigia e sola. Una fortezza debole
perché capacità di difesa non ne ha mostrate moltissime e quelle che aveva
con gli anni si sono anche ridotte. Se preoccupa la decisione inglese, anche
il “Sun” si è schierato per Brexit, allarma l’assoluta impreparazione dei
governi europei all’evenienza. Ognuno sembra li intento ad occuparsi dei suoi
affari interni come se fosse immerso in un tran tran quotidiano incapace del
minimo mutamento. Dio non voglia che all’indomani del referendum dovremo
rifare tutti i conti con una realtà profondamente mutata. Anche dalla nostra
parte quale desiderio avremmo di stare in Europa con un’Austria che vuole
costruire le barriere anti immigrati al Brennero? E chi se la sentirebbe di
andare ad un confronto politico programmatico con il premier turco Erdogan?
Simpatici siparietti sulla stampa ci ricordano quello che dobbiamo agli
inglesi, dall’ora del the, al weekend, alle previsioni del tempo. Ma se c’è
chi sostiene che potremmo tornare agli anni trenta del secolo scorso in una
sola notte, è evidente che agli inglesi l’Europa deve qualcosa di più
profondo, la stessa libertà che senza la loro folle resistenza nel 1940
avremmo perduto completamente. Le borse sono in calo e tutti si preoccupano
degli effetti economici nel caso in cui Londra lasciasse la Ue. E’ il prezzo
della libertà che iniziamo a pagare. Roma, 15
giugno 2016 |
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